La macchina d'acqua Oliveri (così chiamata dal nome del primo proprietario), ubicata in via Portofino a Capaci, risale probabilmente ai primi del Novecento (1910 circa). Essa rappresenta un importante esempio di archeologia in quanto testimonianza di un complesso sistema di sollevamento e distribuzione delle acque, ai fini irrigui, che per il suo funzionamento utilizzava un motore idraulico a vapore per la captazione delle acque e la torre piezometrica per la distribuzione. La macchina a vapore sostituì il vecchio sistema tradizionale di sollevamento delle acque costituito dalle senie, risalente agli arabi, oltre che dai castelletti, molto diffusi in Sicilia. Con l'avvento delle nuove tecnologie ottocentesche dei motori idraulici a vapore, si potè oltre a sollevare l'acqua, spingerla anche orizzontale dando così l'opportunità di raggiungere terreni non coltivati ed incentivando di fatto l'impianto di nuove colture irrigue, quali gli agrumeti, questi massicciamente presenti nel territorio palermitano della Conca d'Oro, così come nel suo hinterland. La macchina d'acqua Oliveri costituita da una vasca circolare, ciminiera o castelletto (torre alta), pozzo e fabbricato rurale, rappresenta perciò la testimonianza storica della tecnologia irrigua e di un'attività produttiva che ha legato la sua storia alla cultura degli agrumi ed alla storia del territorio del Comune di Capaci.
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